Muoviti come un raggio di luce, vola come un fulmine, colpisci come un tuono, gira in tondo attorno a un centro stabile
Iwama, nella Prefettura di Ibaraki, è un piccolissimo paese immerso nel verde e incorniciato da basse montagne.
L’aria del vicino Oceano fa risaltare il profumo della vegetazione. Soprattutto, porta una massa di umidità che oggi ha generato un forte temporale estivo che ci ha accolto a Iwama.
L’emozione è tanta: le poche centinaia di metri dalla stazione all’Aiki Jinja ti proiettano in una dimensione di semplicità e di tranquillità.
E le case, con i loro spazi verdi curati fin nel minimo dettaglio, annunciano ai visitatori l’esistenza di un senso dell’armonia che qui si respira.
O’Sensei aveva scelto fin da metà degli anni trenta del secolo scorso di acquistare terreni in questo angolo di Giappone per poi trasferirsi dal 1942 e vivere il resto della sua vita.
Ventisette anni immersi nella natura e nelle sue mutevoli manifestazioni di queste latitudini. Intuiamo che scegliere di vivere sulla strada di una disciplina -e farlo a contatto con le leggi e la bellezza della natura- ha come ovvia conseguenza la fusione delle due dimensioni.
La citazione di Morihei Ueshiba con cui abbiamo aperto questo post non è dunque un’iperbole visionaria di un Maestro che, diventando anziano, inizia a perdere il contatto con la realtà.
Piuttosto è il segno, la testimonianza, della realtà stessa e del livello a cui una disciplina può tendere.
A Iwama si può toccare con mano il lascito dell’intuizione di questo piccolo, grande uomo. Un gruppo di deshi ci ha permesso di visitare l’abitazione dove ha vissuto insieme alla moglie. Due stanze microscopiche, non più di quindici metri quadrati in tutto, profumate del legno della struttura.
C’è una stele, scritta nelle lingue occidentali più diffuse, a fianco del piccolo tempio eretto vicino alla sua casa:
“Che la pace possa trionfare sulla Terra”.
La Pace. Questo desiderio che come singoli coltiviamo e che come gruppi spesso infrangiamo.
Iwama oggi è un luogo dove l’Aikido è praticato in modo intensivo e totale in due strutture che ospitano studenti provenienti da tutto il mondo e che decidono di trascorrere un periodo di costruzione, non solo tecnica, della propria persona.
E se anche, proprio nel raggio di pochi metri, convivono due impostazioni differenti della pratica -una nella linea didattica di Morihiro Saito, l’altra del Doshu e degli insegnanti dell’Hombu Dojo- questo deve essere visto come una possibilità per costruire, ricercare e preservare quel requisito essenziale per la pace, che è l’armonia. La base radicale della disciplina che pratichiamo.
Essere stati accolti; essere stati destinatari del proverbiale bicchiere di acqua nella semplicità della foresteria; aver potuto condividere con gli uchideshi (o sumikomi, come sono anche chiamati) le rispettive esperienze e prospettive, è stato per noi l’esperienza dell’essenza stessa di quanto viviamo nella settimana durante l’anno di allenamento.
La tecnica, che a Iwama è stata cesellata, strutturata, definita e consolidata per essere chiara, potente e trasmissibile, qui si percepisce per quello che è e che dovrebbe essere: un linguaggio ispirato alla natura, sviluppato e reso funzionale per permettere a chiunque di poter comunicare se stesso agli altri.
I tuoni echeggiano, le saette graffiano di luce il cielo sopra Iwama. La terra fa salire al cielo nubi di acqua che il calore estivo fa evaporare e condensare.
Gli elementi danzano e si fondono in questo luogo così speciale e nella quiete della pioggia estiva la natura avvolge i suoni della sessione di allenamento.
Il mondo è lontano, il mondo è qui. Porteremo nel cuore questi momenti, le sensazioni, i sorrisi, le emozioni.